Dramma di W. Shakespeare, in cinque atti, in
versi e in prosa, scritto probabilmente nel 1607 e pubblicato nel primo in-folio
del 1623. Tra le fonti vengono citate la
Vita di Antonio, di Plutarco, il
Palace of Pleasure, di W. Painter,
Timone o il Misatropo, di
Luciano e
Timon, un'opera anonima che fa parte dei manoscritti dello
studioso inglese A. Dyce. La prima parte del dramma presenta Timone, ricco
nobile ateniese, prodigo nei confronti di amici e parenti che, per la sua
generosità, si ritrova improvvisamente in gravi difficoltà
economiche. Confidando sulla gratitudine di chi aveva in passato aiutato, si
ritrova invece abbandonato e schernito da tutti. Timone allora decide di
invitarli a un banchetto, ma una volta entrate le portate, le fa scoprire e, in
realtà semplici bacinelle di acqua bollente, le getta in faccia agli
ospiti maledicendo loro e la città. Si ritira poi a vita d'eremita in una
grotta dove, un giorno, scavando per trovare radici, trova invece dell'oro.
Decide allora di utilizzare la sua scoperta per vendicarsi. Finanzia le truppe
di Alcibiade, che si è ribellato ad Atene, perché distruggano la
città, e due cortigiane, Frine e Timandra, perché infettino col
loro contagio la gioventù del luogo. Ricopre di doni anche il fedele
Flavio, ma a patto che viva lontano dagli altri. Anche questa volta nessuno dei
nuovi beneficiati gli è grato. Timone sfoga allora il suo sdegno sul
cinico Apemanto, un filosofo eremita che però gli rimprovera di avere
scelto, solo perché costretto dalla necessità, il tipo di vita da
lui adottato per libera elezione. Intanto i senatori ateniesi, vedendo la
città in pericolo per l'avanzata delle truppe di Alcibiade, chiedono
aiuto a Timone, promettendogli di riparare i torti che egli aveva subito, ma
Timone offre loro come ultimo dono l'albero di fico vicino alla sua caverna
perché vi si impicchino. Su una lapide scrive quindi il proprio
epitaffio, nel quale esprime tutto il suo odio nei confronti del mondo, e muore.
Alcibiade, entrato frattanto vittorioso in città, promette onori regali
alla tomba del misantropo.